sabato 17 marzo 2012

Su molti nuovi autori


Ho letto diverse presentazioni di nuovi libri, pubblicati da piccole case editrici, che non significa siano poco serie. Libri scritti dalla generazione di laureati che deve fare i conti con l'età nella quale il Cristo si è lamentato col Padre eterno di essere stato, da Lui, abbandonato. I trenta anni li ho passati anch'io e so che è un'età problematica. Saturno, dopo ventinove anni e mezzo, passa sul nostro cielo di nascita e generalmente falcia tutto ciò che non ha il diritto di stare a petto in fuori. È questo un periodo disgraziato, portatore di accadimenti che rinnovano la vita col garbo di una mazza da baseball, tempo del primo anticipo da versare alla vita per convincerla a concederci una proroga, volta al guadagno della perfezione dello stato dell'essere che ci vede annaspare. Resta inteso che si sta parlando della perfezione esclusivamente nel suo aspetto armonico... È allora comprensibile che a trenta anni chi scrive cerchi di alleggerire la propria e drammatica condizione esistenziale trattando di argomenti leggerotti, ma a tutto c'è un limite. Gli scritti che ho letto di questa generazione di autori hanno tutti la stessa caratteristica: raccontano della vacuità della vita nel suo aspetto povero quando è priva di valori che indichino riferimenti certi, orientamenti attraverso i quali un intelletto assetato di conoscenza traccia le coordinate che indicheranno la direzione che deve avere un'esistenza sensata. Direzione che misura la sua qualità, spirituale e interiore. Questi libri sembrano raccolte di pensierini sconclusionati, slegati tra loro, miranti a meravigliare gli ingenui con accostamenti letterari che cercano l'originalità innovativa a tutti i costi. Si può dire che la stragrande maggioranza del materiale edito oggi è motivato solamente dalla necessità di avere successo, che subiscono molti giovani scrittori frustrati, allineati ai desideri di un mondo in ripido e rapido declino culturale.

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