sabato 6 aprile 2013

La verità non può ritardare perché è già qui


Sono costretto a usare delle parole per dire che delle parole non mi fido. Vedo il ricco con l'autista che accompagna le pecore alle riunioni segrete, lui che si vantava di entrare con la webcam nelle riunioni altrui, costringendo le sue pecore sacrificali nel recinto del dovergli dare ragione illudendosi che questo servilismo sia la porta d'entrata della rivoluzione più bella. Vedo la nipote di Mubarak, esagitata dal desiderio di essere creduta, leggere a memoria una serie di bugie che le sono state date da recitare insieme ai milioni di euro. Vedo i genitori di una puttanella candida inventarsi balle socialiste per giustificare il porco che si scopa la figlia minorenne promettendole il successo, vedo i fascisti giurare di essere uguali ai partigiani, vedo i tecnici esperti rubare ai poveri perché non si può pretendere che i ladri siano generosi, vedo il Papa dirsi misericordioso nella convinzione di esserlo stato quando da vescovo consigliò il dittatore Videla di narcotizzare le vittime dissidenti, prima di gettarle in mare dagli aerei militari. Ho visto il portavoce di Ratzingher, ex direttore dell'inquinante radio Maria, chiamare il Buddha "grassone". Vedo gli assassini di Al Qaida spergiurare Allah e i comunisti cinesi comprarsi l'America. Vedo la gente morire dalla disperazione e so che bisogna avere pazienza, aspettando una verità che è sempre in ritardo, per coloro che non credono nella verità perché non sanno riconoscerla.

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