mercoledì 15 maggio 2013

Gli Gnu non soffrono di solitudine


Ci sono delle volte nelle quali viene facile formulare un pensiero che ha tutta l'aria di potere risolvere il disagio che lo ha evocato.
In una di quelle volte devo aver desiderato di rinascere Gnu.
Mille volte ho maledetto quel desiderio, probabilmente dettato dalla solitudine che devo aver vissuto in quell'altra vita, ma ora che son qui, in questa savana del cazzo, non mi resta che fare i conti con l'erba secca e insapore, la scarsità d'acqua, le labbra asciutte che si spaccano al vento dato dal correre continuo, e il polverone che mi intasa le narici sanguinanti. Mi sono stancato di non essere solo, questo è certo, e l'unico mio pensiero, ora, è quello che m'invoglia a conoscere da vicino un leone che provi pietà per la mia insopportabile condizione.

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Devo essere stato un animale coraggioso, nell'esistenza che ha preceduto la disgrazia di essere ancora qui, a vivere il dolore del dover soddisfare un coraggio accumulato che mi dà la nausea. 
Un leone come me non è mai felice, perché lo accompagna il ricordo del terrore che ha fermato il cuore delle sue vittime.
Sono stanco di dover uccidere per vivere, e preferirei avere l'ardire di divorare la stessa erba, secca e schifosa, che sta brucando quello Gnu che si è isolato dal branco. 
Oggi mi pare un buon giorno per provarci, perché quello stupido animale, ancheggiando provocante davanti ai miei occhi lucidi, sta offendendo la dignità del mio dover conquistare la vita…

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