lunedì 27 maggio 2013

Il timore cosciente della nostra coscienza

Che accadrebbe se ognuno di noi giudicasse gli altri usando il metro di misura che usa per sé? Difficile dare una risposta univoca, perché alcuni si amano senza ragione, altri si amano con ragioni, altri ancora si odiano senza ragioni e, infine, ci sono persone che odiano se stesse, ma non abbastanza, con tutti i motivi che avrebbero per doverlo fare. A queste complicazioni se ne aggiunge un'altra, la più terribile, perché la vita vera è giocherellona e irridente verso la menzogna, così, appena si pensa a qualcosa che non sia in linea con la verità... scatta il pensiero opposto, quello al quale diamo il nome di coscienza, che non è necessariamente un portatore di verità, ma di certo non si lascia sfuggire nessun pensiero che non appartiene alla coscienza di quale potrebbe essere la parte migliore e la parte peggiore di sé. La coscienza non conosce esattamente quale sia l'unica e completa Verità, madre di tutte le piccole e incomplete verità partorite nel mondo, la coscienza non è la consapevolezza eppure, nonostante non sappia guardare in viso il Vero, ha un fiuto esagerato nel saper individuare le bugie, e su quelle scatena il risentimento nutrito verso la limitazione data dall'avere dei dubbi. La nostra coscienza è il nostro giudice personale, il quale ci giudica non conoscendo le leggi che danno la vita, regolando l'universo, dunque si limita a contrastare quelle che riconosce essere delle contraddizioni al bene comune il quale, dello stesso universo, è legge fondamentale.

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