giovedì 23 maggio 2013

Tanti modi diversi di amare la libertà


Ci sono molti modi di essere anarchici, e sono modi che hanno avuto i loro rispettivi riscontri storici: si può essere anarco-individualista, anarco-comunista, anarco-insurrezionalista, anarchico perché si ama la libertà di essere ciò che si desidera essere senza ferire gli altri che anarchici non sono. In realtà anarchico vuole semplicemente significare la volontà di non avere padroni diversi da sé, e da questa ottica difficilmente qualcuno potrebbe dissentire. Purtroppo, però, a rendere la libertà difficile da realizzare c'è la vita coi suoi princìpi i quali, valendo per tutti, non sono padroni di nessuno. Questi princìpi sono sintetizzati dalla magnifica parola "Libertà", termine che indica anche il fine ultimo dell'esistenza, lo stesso per tutte le religioni del pianeta. È la stessa libertà che l'uomo ha di decidere chi essere attraverso il proprio fare e non fare. Libertà che è l'immagine relativa della Libertà assoluta nella quale l'Assoluto si manifesta nel regno della molteplicità. Gli esseri sono liberi perché l'Assoluto può tutto tranne che contraddire se stesso, e l'Assoluto è libertà assoluta. È grazie a questo che noi desideriamo essere liberi e, godendo o soffrendo, lottiamo per riuscire a esserlo. La libertà regalata non è una libertà significativa, per questo non la si può regalare senza avere in cambio l'insulto di chi sa che la propria libertà è un diritto che deve essere conquistato da sé. Se l'essere anarchici prevede un credere di avere diritti senza alcun dovere, se implica il dover godere di ciò che non si è capaci di vivere senza farsi del male e senza far del male agli altri, allora non è anarchismo, ma solo voglia di fottersene dell'armonia, sia quella del cosmo che quella individuale che ha il granello di polvere di entrarci in un occhio. L'essere anarchici di un prete non è uguale all'essere anarchico di chi non ha nulla da dare e tutto da prendere, non è la pretesa che non ci debbano essere princìpi legiferanti, questo perché la realtà è governata da leggi fisse che non cambiano, come varia il sentire emotivo al mutare delle latitudini. I princìpi che non cambiano sono detti universali, perché costituiscono le modalità attuative attraverso le quali la realtà regge se stessa nel suo mutare continuo. Un mutare che è imposto da uno di questi princìpi universali che non muta a propria volta, perché se questa imposizione cessasse di essere la vita la seguirebbe in quel cessare di essere. La qualità e la quantità sono altri due princìpi fissi e validi per tutto ciò che è, così come la corrispondenza analogica che lega il sopra col sotto e il dentro col fuori, il microcosmo col macrocosmo e la nostra interiorità con le azioni che compiamo. La capacità di riuscire a considerare, senza semplificare riducendo tutto alla portata della nostra comprensione, appartiene a pochi, ma i molti non hanno strumenti per negarla perché negare i princìpi costitutivi dell'universo significa negare l'Intelligenza che ordina l'esistenza, e che dà a tutti la possibilità di desiderare prima e compiere dopo quella libertà che è sacra proprio perché non è di nessuno, nel suo essere il miraggio di tutti. Solo chi saprà cogliere nel sacrificio di sé la chiave per andare oltre ogni limitazione connaturata alla vita, potrà superare gli ostacoli che la vita dispone di traverso davanti a ognuno, perché è superando l'ostacolo che si impara a saltare, così come è nel lasciare la presa la vera libertà di essere se stessi nel modo migliore di poterlo essere. Liberi come libero è il Mistero al quale dobbiamo sì la nostra pena, ma anche la gratitudine per averci messo nella condizione di poter lottare per ciò che crediamo essere giusto. Come potrebbe essere giusto qualcosa che appartiene soltanto a noi stessi senza includere tutti?

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