giovedì 9 maggio 2013

Tre storie


PIANTE DI MARIA
"Fai finta di un cazzo!... Fai finta di un cazzo!" disse una rigogliosa pianta di maria all'altra che le stava vicino, femmina come lei che i maschi, poracci, li avevano tutti deportati. 
Si sussurrava, con angoscia, in qualche campo di sterminio.
Le due piante si lasciarono afflosciare dai raggi acuti del sole, e a uno sguardo poco lucido come quello del guardaparco che stava passando di lì, potevano sembrare assenzio. Non che l'assenzio non stramazzasse. Se lo concentravi di brutto ti seccava anche lui, ma era così amaro... e lo sballo non era paragonabile al loro. 
E no! 
Sparita la guardia nel bosco rimasero lì, di nuovo sollevatesi dritte, a guardarsi le cime. 
"Come stanno le tue brattee? Mi sembrano belle cariche di resina" disse la prima all'altra che, un po' più rossiccia, arrossì ancor di più. Non le piaceva che le si guardassero così spudoratamente le brattee. Erano potenzialmente le culle dei suoi figli, se quello stronzo che veniva a bagnarle ogni tanto, non le avesse strappato il marito.
"Stanno bene, stanno bene" rispose lei senza enfasi
"E le tue?"
La pianta più verde non si scompose. Era più indietro nella maturazione e le sue cime ancora non avevano preso quell'aspetto di sesso maturo che suscita vergogna. 
"Mah..." rispose 
"Si stanno preparando...", ma dentro di sé gioiva all'idea che, lo stronzo, si sarebbe fumato prima l'altra.
LAVORI STRANI
Faceva un lavoro strano, lavorava per la polizia, ma non era proprio un poliziotto. Era un semplice impiegato dell'ufficio d'Igiene. Neanche specializzato e di ultima categoria. E in più doveva pure mettersi, ma era facoltativo, anche la maschera antigas, che gli dava un fastidio tremendo. E non era certo l'unico dispiacere di quel lavoro. Gli prudevano sempre le braccia perché doveva spostare di continuo mucchi di fascine resinose dentro al bruciatore. E aveva sviluppato un'allergia che lo costringeva a utilizzare lunghi guantoni di gomma, puzzolenti e collosi, che lo facevano appiccicosamente sudare. Le placche avvolte con nastri di scotch da pacco e plasticaccia, che doveva bruciare, erano sempre tante e pesanti, e spostare quelle pile di strana roba, con sopra stampi di nazioni lontane e sconosciute tipo Afghanistan, Pakistan, Libano, Marocco, Bolivia e Venezuela, di continuo, gli dava male alla schiena, e quell'odore pungente gli scoppiettava macchie di colore davanti alla faccia. Cavolo, che lavoro di cacca. Meno male che era finita. Stava andando in pensione, finalmente. Per una legge dello stato mai abrogata, suo figlio gli sarebbe succeduto a lavorare in quel merda di magazzino, dove si stava tutto il giorno da soli, senza mai un po' di compagnia, a bruciare roba. E non riusciva a spiegarsi come mai quel pirla di suo figlio, invece di essere disperato, si era tagliato corti i capelli, che aveva sempre portato lunghi sulle spalle, e si era pure vestito elegante e profumato, per andare a firmare il giuramento di Stato che lo avrebbe legato per tutta la vita a quel lavoraccio. Pensa te il mondo com'è incomprensibile e strano, era meglio una volta... quando non c'era già più religione.
LA LAPIDE PIU' BELLA
Era la tomba più visitata del cimitero, e le ragioni erano molte: bel marmo, comprato con una super colletta dai suoi amici che lo avevano molto amato, bella lapide con su scritto: "Il fumo della tua cremazione ha stonato mezzo quartiere". 
Bella la foto, a colori, anche se un po' di faccia era coperta dal chilom e dal sàffi di stoffa indiana, e un occhio stava dietro al fumo denso. Non c'era l'angelo che spezzava le catene, perché le aveva già spezzate lui, quand'era in vita.
Ma la cosa più bella era il giardinetto davanti al pietrone di Carrara per terra, che doveva impedirgli di uscire un'altra volta a far casino. 
Curato di brutto, con tanti sassettini bianchi che delimitavano rigogliose e fitte piante piene di resina, frutto di semi di estrema qualità, piantati e cresciuti in un substrato di estrema qualità, concimato con cacca di capra che mangiava rovi di estrema qualità. 
Erano piante così eccezionali che non mostravano affatto la pena patita per tutto quel viavai di amici affezionati che continuavano a concimarle, e che avevano tutti gli occhi rossi e cerchiati, sempre così lucidi, e pure commossi...

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