martedì 12 maggio 2015

Guardando indietro ci si immagina il futuro

I ricordi ci allietano e ci perseguitano, e costituiscono la prova inconfutabile del nostro aver vissuto nello stesso implacabile istante, quello che si vive ogni secondo della nostra esistenza, e siamo sempre noi stessi, piazzati lì dal Fato, al centro delle cose che cambiano come cambiamo noi, pur restando sempre noi stessi. Un mistero difficile da sbrogliare, per chi si è lasciato convincere dalla scienza che l'intelligenza di ognuno sia nata casualmente dall'aggregarsi di materia, il cui inizio resta misterioso anche per la tanto celebrata scienza. Il poter salire sulla propria automobile per inquinare il pianeta ci pare essere ragione sufficiente per credere alle farneticazioni di chi, riuscendo a dar forma metallica ai propri sogni, si è arrogato il diritto di insegnare che tutto accada per caso, non importa se ogni cosa mostra di avere una causa. Ripercorrendo a ritroso gli effetti e le loro cause si finisce inevitabilmente col risalire alla prima delle cause, quella che non ha altre cause prima di essa, e non può averne perché la realtà non è un cerchio chiuso. Non ci sono cerchi che possano chiudersi realmente dove il movimento è legge universale. Ogni realtà manca la chiusura su di sé per sovrapporsi al proprio inizio spostata un po' più in là, generando così una spirale. Le orbite dei pianeti sembrano essere chiuse, ma poiché l'intero sistema solare si muove verso la costellazione di Orione, anche quelle orbite ellittiche sono delle spirali e nessun pianeta ripercorrerà la strada già fatta, come nessuna goccia d'acqua passerà dove è già passata.
Allo stesso modo delle vite che si succederanno per ognuno di noi, che avranno occasione d’essere in una dimensione diversa da quella umana già vissuta.
È una legge universale che riguarda anche ogni essere, eppure... eppure c'è qualche cosa in noi che ci dà la certezza di essere sempre noi stessi, in mezzo a tutte le nostre cellule che muoiono e rinascono, e che ci fa sentire quell'io che sappiamo di essere, unico e insostituibile, pregiata realtà che ospita la nostra un po’ meno pregevole intelligenza.
Ognuno si sente un "io", lo stesso "io" sentito da tutti, immerso nello stesso istante vissuto da tutti. 

Sarebbe una realtà contraddittoria se questo sentirsi lo stesso "io", diverso per ognuno ma identico in essenza, non fosse il riflesso dello stesso Sé, centrale e trascendente, che si esprime capovolgendo la propria unità nelle unicità che siamo, le quali danno modo alla molteplicità di essere. Ci sentiamo lo stesso e unico "io”… perché siamo tutti lo stesso e unico Sé assoluto che al centro di noi stessi testimonia la presenza del Mistero assoluto il Quale conosce ogni moto della nostra anima, dei nostri pensieri e delle nostre azioni. La coscienza individuale nasce dall'intelligenza che ci appartiene, ed è il riflesso microcosmico dell'Intelligenza universale e macrocosmica che gli uomini negano possa esserci… perché essa non è di nessuno. La negano perché non sanno concepire un'Intelligenza che sia la causa delle loro minuscole intelligenze, le stesse che stanno conducendo l’umanità all'estinzione della propria specie.

Nessun commento:

Posta un commento