venerdì 4 marzo 2016

Sul mio aver cambiato idea

Abbandonare un'ideologia non costringe ad abbracciarne un'altra, così come l'aver capito di aver avuto una cattiva idea non necessita che sia sostituita da altre idee. 
Da ragazzo ero un anarchico militante e come è mia tendenza fare lessi tutto ciò che si riferiva all'idea di libertà che gli anarchici hanno e che per essi si poteva concretizzare per vie differenti. Per questo anche tra gli anarchici esistevano tendenze diverse: anarchici situazionisti, commontisti, comunisti, socialisti, comunitari, individualisti, ma libertari lo erano tutti, almeno teoricamente, adoratori di una libertà che contava sull'adorazione della stessa libertà da parte di tutti, che è come dire che il male non esista in quanto possibilità di essere.
L'unico principio dell'anarchismo è nel vietato vietare, giustificato dai cattivi governi che hanno avvelenato di egoismo e desiderio di vendetta l'intera umanità.
Ma la natura implicita all'esistenza è l'espressione di leggi a carattere universale, che non scompaiono solo perché si crede non siano giuste o si pensa che possano essere sostituite dal semplice ignorarne la valenza.
Alcune di queste leggi sono certamente modificabili, quando non siano universali, perché esse sono determinate da un discendere dalle leggi contingenti, come è quella dell'interdivoramento che spinge gli esseri a nutrirsi di altri esseri, ma altri princìpi non potrebbero essere ignorati né elusi, come sono quelli che stabiliscono l'obbligo che a ogni interno corrisponda il suo esterno, al sopra sia sempre da associare il sotto, al bene il male, alla coscienza l'incoscienza e che tutto questo alternarsi di polarità in conflitto tra loro sia funzionale alla complementarità nella quale le opposizioni trovano un equilibrio, destinato a dar modo alla formazione di altri disequilibri da dover ricomporre, nella visuale della possibile riunificazione nel principio dal quale l'opposizione è nata dividendosi e allontanandosi dall'unità generatrice. La scala gerarchica determinata dalla qualità e dalla quantità di ogni realtà considerata può essere ignorata dagli anarchici che rifiutano ogni gerarchia, ma il loro non accettarne le conseguenze non eliminerà quelle conseguenze, le quali costituiranno un ostacolo insormontabile alla realizzazione dell'utopia disegnata e voluta dall'anarchismo.
Bakunin diceva che la natura è imperfetta, perché scatena terremoti e alluvioni e all'uomo spetta di correggerne le intemperanze, e lo affermava nel completo disprezzo della necessità dell’imperfezione necessaria alla possibilità di perfezione.
L'operato della specie umana sulla natura sta distruggendo il pianeta proprio a causa dell'ignoranza dell'umanità, la quale non considera le ragioni d'essere sia degli equilibri che dei disequilibri che inducono al movimento, che è il vitale motore del mezzo esistenziale orientato alla realizzazione della libertà, ma non più di quella libertà vagheggiata da chi la vorrebbe senza leggi, ma l'altra che le è superiore, perché determina quelle leggi come mezzo necessario al superamento consapevole delle restrizioni date dalle stesse leggi, che è ottenibile attraverso la consapevolezza della natura dei limiti individuali, quelli che ognuno deve riuscire a superare per avvicinarsi alla perfezione del proprio stato dell'essere.
La scoperta di questa verità di principio a carattere universale mi ha costretto al dover cambiare idea sulla possibilità e la necessità di realizzare la mia libertà personale, unico modo che consenta di aiutare, facendolo attraverso l'esempio, le libertà altrui.

Così, dopo l'aver compreso l'ineluttabilità delle leggi universali che consentono la vita e il suo possibile perfezionamento, ho giudicato l'anarchismo essere un'ideologia che esclude un aspetto essenziale della verità esistenziale, e poiché ogni ideologia è tale in quanto esclusione di tutto ciò che non le conviene, sono giunto alla conclusione che nessuna ideologia può essere esaustiva nel determinare una via possibile tesa al perfezionamento, individuale prima che collettivo e sociale, della specie umana e dell’essere in particolare.

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