sabato 9 aprile 2016

Mica è facile

La morte lo sorprese con un lampo di luce che lo accecò per un istante, sufficiente a guardare quello che restava della propria auto, ma non il suo corpo all'interno.
La vita e la morte condividono il "per ora", perché entrambe amano le sorprese, dunque lui, per ora, sapeva di essere ancora lo stesso io che aveva sonnecchiato malvolentieri dentro a un corpo umano.
Con cosa vedesse lo ignorava, perché i suoi occhi erano rimasti attaccati al corpo, e lui immaginava fossero ancora spalancati a sbirciare un futuro oscuro dietro al sangue rappreso che li incorniciava. Chi glieli avesse chiusi avrebbe chiuso insieme a essi anche briciole di sangue. Pensò che gliele avrebbero aspirate più tardi, per dare alla salma quell'aria seria che correggevano un poco dando alle labbra una leggera piega all'insù, con la colla a presa rapida, istantanea come era stata la sua morte.
Lui era avvezzo al futuro incerto, e sapeva riconoscerne le deviazioni dai lividi che la vita gli lasciava addosso, ma ora non aveva un addosso da guardare e neppure un di fuori, perché non stava all'interno di uno spazio, ma in una dimensione nuova per il suo essere, qualcosa che avrebbe potuto descrivere con la parola interiore, se avesse avuto un esteriore al quale opporla.
Non potendo contare sulla fedeltà delle percezioni si chiese quando la solitudine avrebbe lasciato posto agli amici morti prima di lui, così da avere informazioni sulla natura dei possibili destini ai quali sarebbe andato incontro.

Mica è facile saper riconoscere l'inferno dal paradiso, quando entrambi ti terrorizzano...

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